L'avventura di Giovanni

Era una bella giornata di sole, quindi Giovanni decise di andare a fare una passeggiata con il suo cane. 
Presero lo stesso sentiero che prendevano sempre, quello che circondava il suo piccolo paese, che passava sulle colline; era  una strada panoramica. 
Si divertivano molto Giovanni e il suo cane, perché incontravano spesso simpatici animali, come lepri, cerbiatti, gatti selvatici e scoiattoli. La mamma li lasciava sempre andare su quel sentiero, perché sapeva che era sicuro, dato che molta gente si divertiva a passeggiare in quel tratto. Quindi sapeva anche che se suo figlio si fosse trovato in pericolo, ci sarebbe stato sicuramente qualcuno pronto ad aiutarlo. 

Mentre camminavano, il cane sentì dei pianti disperati. Erano guaiti di un cane. L'animale era curioso, quindi prese un sentierino che passava per il bosco. 
“Sicuramente questo, è un sentiero abbandonato… l’erba sta crescendo tantissimo, è alta come me. Non ci passerà nessuno da anni. Sembra una selva oscura”, pensò Giovanni. Il bambino non voleva che il suo cane passasse  di lì, perché aveva paura che si perdesse, perciò iniziò a chiamarlo. Lo chiamò dieci, undici volte, ma non tornava. Giovanni iniziava ad avere veramente tanta paura. Incominciò anche a salire la nebbia, e il bambino non riusciva più a vedere la dritta via. Pensò: “Ma se io rimango in questo punto, poi il mio cane quando ritorna mi vedrà e finalmente potremo tornare a casa…!! No, ma che dico, lui per sapere dove sono deve sentire il mio odore… devo andare dalla parte in cui è andato lui” E così si incamminò, ignaro di ciò che poteva succedergli. 
Ogni rumore che sentiva, aveva il terrore che fosse una persona alle sue spalle pronta a pugnalarlo o a picchiarlo. Per cui, si voltava sempre. Poi si convinse che erano gli scoiattoli che giocavano tra di loro sulle foglie, e che quindi non c’era proprio nessuno. Credendo in sé stesso, non ebbe più tanta paura, e proseguì con passo deciso, ma sempre pronto a qualunque cosa che potesse accadere. 
Era già un’ora che camminava, ma del suo cane non aveva visto nemmeno l’ombra. A ogni passo che faceva, si pentiva di non essersi portato con sé il cellulare. Se se lo fosse portato, sarebbe bastato chiamare sua mamma per venirlo a prendere e per poi cercare insieme il cane. Ma purtroppo non era così. 


A un certo punto, sentì ringhiare. Subito pensò che fosse il suo cane, ma poi capì che non aveva mai ringhiato così. Il suo cuore iniziò a battere molto velocemente. Si sentiva che da un momento all’altro, sarebbe svenuto. Intravide un’ombra appena cento metri da lui e capì che apparteneva a un lupo. Il lupo stava ringhiando a una povera lepre che cercava di scappare dai suoi artigli. Fortunatamente il lupo non aveva visto Giovanni. Il bambino si arrampicò sull’albero che aveva davanti. Era molto abile nell’arrampicarsi, lo faceva molto spesso. Soprattutto quando la mamma lo sgridava perché combinava qualche guaio. 
Tant’era pien di sonno e di paura, si addormentò. Alla mattina, il primo pensiero che gli passò per la testa fu: “Dove sono?” Ma poi si ricordò tutto per filo e per segno. 
Scese dall’albero, e decise di correre a casa per raccontare tutto alla mamma e al papà e per poi venire a cercare tutti insieme il cane. 

Quando arrivò in paese, notò che su ogni muro delle case e su ogni vetrina dei negozi c’era un cartello con scritto “SPARITO BAMBINO DI 12 ANNI, IL SUO NOME E’ GIOVANNI” e sotto c’era attaccata una sua foto. I suoi genitori erano davvero preoccupati. Corse a casa, e quando sua mamma aprì la porta lui le si fiondò addosso, abbracciandola stretta. La madre era davvero felice. Chiamò subito suo padre, che era al lavoro, e quando arrivò Giovanni raccontò tutto. 
Insieme andarono a cercare il cane, e lo trovarono vivo e vegeto che dormiva vicino a un altro cane un po’ spelacchiato. Il bambino capì che era di quell’altro cane il lamento disperato che aveva sentito il pomeriggio prima. 
Andarono a casa e tutto tornò alla normalità. 

Carola Franchi

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